venerdì 4 novembre 2011

LA FIGLIA DELLA MIA VICINA (atto II)

Il secondo atto non è mai bello come il primo, vero? Vero, infatti è molto meglio!
Essendo chi vi scrive un inguaribile amante della musica a volume moderato (non come certa gentaglia che circola in casa mia), è abbastanza strano che ciò che sto per raccontare possa essere successo proprio a me, ma tant'è.
Rientrato a casa dopo la solita giornata lavorativa, inavvertitamente esagero col volume delle casse ma -essendo ancora le 19.00- non me ne faccio un gran cruccio e inizio a fumare una sigaretta.
Alle 19.02...si apron le danze: venghino si'ori e si'ore, venghino allo spettacolo ultimo della compagnia del Boccaccio, alla finestra del castello incantato fè un gran vociare la principessa, sona e piena di quel soave candor che permea i mattini di noi mortali nonché plebe della più infima guisa, a contrasto della più alta regalità che lo mondo intiero abbia giammai canosciuta: "avete rotto i coglioniiiii!!! avete...rotto...i...coglioni!!!" (Genova: vento di ponente, mare...forza 9).
Ad udir un tal baccano, pronto il prode Pelide, attraversò la soglia della propria dimora e con voce ferma e figura salda rispuose: "ma se hai problemi vieni a suonare il campanello, non ti mangio mica, mica c'è bisogno di gridar così!!"
Mai ira fu più funesta, ad udir le parole abiette di tal figlio della gleba, fulminea la nobile, in un lampo si fiondò a rotta di collo per le scale e -superba- gli si impose dinanzi con aura regale: "altrimenti cosa fai??? eh? eh?? cosa fai?? andiamo, mi vuoi picchiare???? eh??? eh???".
Temerario, il gran Pelide non si spaurì di fronte a cotanti oculi di foco, simil a quelli di demonio, ma con placido modo di chi eroe lo è nella calma del core osò: "guarda stai calma, anche perché nessuno ti ha invitata ad entrare! Sarebbe violazione di domicilio!!".
All'udir l'acute strida della propria prole, piede preser la madre di cotanta figlia, l'arpia Podarge che un vento era nel passo con a seguito il capostipite che di bronzo avea il viso.
Tosto il Mirmidone a cerchio li vide dispuorsi sì che fucine d'intrepidi avrebbero atterrito ma con fare scaltrito usò la mente ove la forza e con parole flautate recitò: "Signori dovete capire che sono anche le 19.00 e che magari ci si può venire incontro invece di urlarsi dietro! Tutto ciò che vogliamo noi di casa sono rapporti di buon vicinato! Magari se si esagera basta dare un colpo di campanello e si risolve con un caffè!".
Fluido traboccò il verbo dalle labbra del Tetide che sì rapido era solo nel piè e lesto s'insinuò nelle menti dei nemici sì che in fuga mise la principessa mentre eretti eppure inermi rimasero i due vecchi.
Presto l'invulnerabile assestò il fatal colpo tanto che l'amicizia sgorgò nei cuori dei due anziani, rapiti dalla scaltrezza della parola e ubriachi del piglio del Pelide.
Battuta, la coppia, la ritirata, sorpresa nella tenda colse l'allievo di Chirone che sul Pelio lo crebbe: gran voci sulla luce udì il Pelide ed ivi scorse la Principessa: "ti devo chiedere scusa! Ho esagerato!".
In un abbraccio ella cinse il petto villoso dell'eroe, che in una morsa di effusioni fu condotto entro le mura del di lei palazzo ove libagioni e nettari di ogni genere gli furono elargiti. Appresso, la nobildonna, carica di evidenti passioni, trascinarlo volea al proprio talamo e quivi donare ben altro nettare e con le carni del Mirmidone congiungersi, che il laerziade Odisseo nell'antro di Calipso virtuoso rimase a confronto.
Ma presto gli immortali figli di Zefiro, Balio e Xanto, da Automedonte condotti, invocò il possente Achille e afferrata la folta crine -con ferma mano- su questi fuggì dalle braccia della donna...PER NON FARVI MAI PIU' RITORNO!!!

P.S. L'avverbio "ove" può anche significare "al posto di": imparate l'italiano 'nnimali!!!!

1 commento:

Anonimo ha detto...

La tua vita è incasinata.
Ma il racconto della tua vita, be'.. quello è spassosissimo.

Tirox